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GLI EFFETTI DELL’UMORISMO SULLA SALUTE – TEORIE SULL’UMORISMO

UMORISMO IN PSICOLOGIA

GLI EFFETTI DELL’UMORISMO SULLA SALUTE – TEORIE SULL’UMORISMO

PRIMO CAPITOLO 

 

TEORIE SULL’UMORISMO

Le teorie sull’umorismo provengono da una varietà di prospettive: linguistica, fisiologica, sociologica, psicologica e antropologica. Haig (1986) afferma che vi sono oltre un centinaio di teorie sull’“humour”.

Definire il costrutto di umorismo, infatti, non è semplice, in quanto esso include diversi aspetti (Goldstein, McGhee, 1976).

Eysenck (1976) sottolinea come il senso dell’humour andrebbe sempre studiato con riferimento alle differenze tipologiche e suggerisce che allo stesso costrutto possono essere attribuiti differenti significati o “sensi”. Possiamo intendere che una persona sia dotata di humour quando ride alle stesse cose per cui ridiamo noi (in tal caso attribuiamo al termine un “senso conformista”), o se ride moltissimo e si diverte facilmente (“senso quantitativo” del termine) oppure se anima una festa e fa divertire la gente (“senso produttivo”del termine).

Da una attenta analisi dei contributi presenti in letteratura si possono distinguere almeno tre caratteristiche dell’humour: il senso dell’umorismo, l’ apprezzamento dell’umorismo o la generazione dell’umorismo (Bizi, Keinan, & Beit-Hallahmi, 1988; Martin & Lefcourt, 1983; O’Connell, 1969).

Il senso dell’umorismo è visto come una caratteristica individuale, ed in alcuni casi viene misurato come la tendenza a ridere di una certa cosa o di sé stessi.  L’apprezzamento dell’umorismo si riferisce alla capacità di cogliere l’umorismo in un contesto, laddove generazione dell’umorismo è la tendenza a fare commenti o agire in maniera ironica in una situazione. La ricerca suggerisce che la generazione dell’umorismo è più psicologicamente protettiva del semplice apprezzamento (Martin & Lefcourt, 1983; Nezu, Nazu e Blisset, 1988)

Un noto studio (Overholser, 1993) condotto su 96 studenti universitari ha rilevato che la generazione di umorismo è maggiormente correlata con l’adattamento psicologico, ed è stato suggerito che l’elemento della spontaneità sia un requisito primario dell’umorismo terapeutico (Kuhlman, 1988).

Condurre le persone verso la generazione di umorismo è stato riconosciuto come terapeuticamente benefico (Prerost, 1989).

Sulla base di osservazioni cliniche, Freud (1927) aveva dedicato una complessa discussione ai processi dinamici sottesi all’esperienza dell’umorismo, sia quella provocata da altri, sia quella prodotta in proprio. In particolare, ne sottolineava la funzione difensiva assimilabile a quella esercitata dal motto di spirito (Freud, 1905).

Le teorie biologiche, istintive ed evolutive hanno, invece, considerato i potenziali del riso e dell’humour come “strutturati” nel meccanismo nervoso dell’organismo e servono ad una funzione adattiva. A conferma di ciò, il fatto che il riso compare nella vita dell’individuo prima di qualsiasi altro processo cognitivo e che il riso e l’umorismo siano fenomeni universali (Spencer, 1860; Darwin, 1872; McDougall, 1922).

Koestler (1964) ha elaborato, all’interno della teoria dell’incongruità, una definizione dell’humour come la percezione di una situazione o di un evento in due contesti abitualmente incompatibile. Secondo l’autore il repentino trasferirsi, nell’andamento del pensiero, a delle regole o ad una logica diverse non può essere seguito rapidamente da certe emozioni, che si liberano attraverso il riso, come canale di minor resistenza.

Un altro aspetto delle teorie dell’umorismo si riferisce al fatto che lo humour fornisce uno sbocco all’aggressività, anche se è incerto se l’aggressività venga ridotta o aumentata dall’umorismo più apertamente aggressivo (Bartoli, Bonaiuto, 1997).

Elementi quali la sorpresa, l’improvvisità, l’imprevisto, sono stati considerati da molti autori come le condizioni necessarie all’esperienza dell’humour. Considerare l’importanza della sorpresa permetterebbe di comprendere perché il senso dell’humour declina quando si è esposti ripetutamente ad una stessa situazione (Hollingworth, 1911).

Monro (1951), esponente della teoria della ambivalenza, afferma che il riso si genera prevalentemente quando l’individuo prova simultaneamente emozioni e sentimenti incompatibili.

Gregory (1924) e altri autori (Dewey, 1894; Bergson, 1911) individuano nell’umorismo una funzione di sollievo dallo sforzo  o di sfogo di una eccessiva tensione. “Il sollievo …. è scritto nell’atto fisico del ridere e sugli accompagnamenti fisiologici …. Una risata di puro sollievo può essere la fonte originaria di tutte le altre risate, che si sono diffuse da essa come da un fascio … il sollievo non è l’intera risata … la scoperta dell’improvvisa interruzione, attraverso il rilassamento, dello sforzo, semplicemente inizia l’indagine sul riso”

Complessivamente i contributi teorici e empirici sull’humour coprono una vasta gamma di orientamenti, andando dalla ricerca sulla natura dei processi cognitivi coinvolti nell’umorismo (Suls, 1976) alla ricerca sulla funzione sociale dell’humor (Martineau, 1967) agli studi sulla relazione tra umorismo, creatività, attività ludica ed estetica (Berlyne, 1960; 1969) fino alla ricerca sui correlati fisiologici dell’esperienza dell’humour (Langevin, Day, 1976)

Benché queste contributi di ricerca abbiano fornito contributi significativi sul senso dell’umorismo, è pur vero che un inquadramento completo di questo complesso costrutto presuppone la conoscenza di una molteplicità di livelli, da quello psicologico a quello fisiologico, a quello antropologico, ecc.

Da un punto di vista empirico, le ricerche condotte sull’humour sono poche, così come sono pochi in generale i contributi di ricerca sugli aspetti positivi dell’esperienze umane.

Nell’ambito della ricerca condotta sulla relazione tra emozioni e salute, sembrerebbe presente sia un interesse prevalentemente orientato nella direzione del “modello malattia” e sia un attenzione maggiore agli effetti di eventi stressanti negativi sulla salute psicofisica. Changeux (1986) osservava che “la capacità di gioire, come quella di soffrire, è iscritta nei nostri neuroni e nelle nostre sinapsi”, eppure pochi sono gli studi presenti in letteratura tesi a descrivere i correlati fisiologici degli aspetti positivi delle esperienze umane, come le emozioni positive, la gioia, l’attività ludica, al contrario degli aspetti negativi (ad es. gli stati depressivi, ansiosi, la rabbia, la paura, ecc).

A partire da queste premesse il nostro obiettivo è di sollecitare, all’interno di un modello di salute, lo studio sull’humour, in quanto esperienza positiva, riportando alcuni dei più significativi lavori presenti in letteratura. Ci soffermeremo a considerare gli effetti dell’umorismo e della risata sulla salute e il benessere dell’individuo, con particolare attenzione l’ipotesi dell’umorismo come strategia di coping di fronte agli eventi di vita stressanti e possibilmente a valutare gli effetti dell’umorismo sul funzionamento del sistema immunitario.

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