LE EMOZIONI NELLO SPORT – APPLICAZIONI DEL MODELLO DELLE ZONE INDIVIDUALI DI FUNZIONAMENTO OTTIMALE (IZOF): INTRODUZIONE
Nell’attività sportiva agonistica contemporanea, gli atleti sono continuamente alla ricerca di metodi e strategie per ottimizzare le loro prestazioni e raggiungere quella che viene definità peack performance. In questa direzione molte discipline, tra le quali la Psicologia dello Sport, hanno prodotto ricerche ed interventi per fornire mezzi agli atleti, allenatori e tecnici, per realizzare questo obiettivo, e favorire il raggiungimento di quello che è stato chiamato “livello di attivazione ottimale” (es. Harger & Raglin, 1994).
Nella prestazione sportiva, l’attivazione ottimale ha una rilevanza fondamentale ed è stata ritenuta essere compito-specifica. Per esempio, un’attività motoria grossolana come calciare un pallone potrebbe richiedere un livello di attivazione ottimale superiore a quello richiesto da attività motorie fini, come mettere una pallina da golf in buca oppure tirare con l’arco una freccia (es. Schmidt, 1988; Oxendine, 1970).
Un aspetto rilevante riguarda anche la variabilità individuale degli atleti relativamente ai loro livelli di attivazione ottimali. Ad esempio, gli atleti alle prime armi possono richiedere livelli di attivazione più bassi rispetto agli atleti d’elite (Williams et al., 1993).
Le speculazioni riguardanti il rapporto tra attivazione ottimale e prestazioni sportive sono numerose. Nonostante ciò, la relazione stessa rimane ancora poco chiara e la sua comprensione è attualmente molto sentita dagli atleti, dagli allenatori e anche nella psicologia dello sport (D’Urso et al., 2002).
Nel primo Capitolo di questo mio lavoro di dottorato sarà trattata la teoria classica (U invertita basata sulla legge di Yerkes e Dodson) sulla relazione tra attivazione e prestazione sportiva, e a seguire le principali teorie proposte successivamente alla U invertita.
Nel Capitolo 2, invece presenterò il modello delle Zone Individuali di Funzionamento Ottimale (Individual Zones of Optimal Functioning – IZOF), sviluppato da Hanin a partire dalla fine degli anni Settanta e centrato sull’interazione tra le emozioni, intese successivamente come stati psicobiosociali, e la prestazione sportiva individuale e di gruppo (Hanin, 2000; Robazza, 2006). Tale modello suggerisce una concezione multidimensionale delle esperienze emozionali soggettive e fornisce strumenti affidabili per la misurazione delle emozioni positive e negative. Inoltre il modello tenta di predire individualmente le prestazioni ottimali e meno ottimali sulla base degli stati emotivi correnti e di criteri individualizzati stabiliti in precedenza.
Tale modello predittivo è stato applicato durante il mio lavoro di dottorato allo sport del tiro a segno, in particolare tiro da 10 mt con aria compressa (Capitolo 3) e all’alpinismo di alta quota (Capitolo 4).
Infine nell’ultimo capitolo (Capitolo 5) verranno tirate le conclusioni generali dei lavori proposti inserendoli in quella che è stata l’esperienza concettuale e pratica dell’intero lavoro svolto.
Le applicazioni presentate potranno contribuire allo sviluppo della conoscenza dei meccanismi psico-fisiologici che l’atleta vive e a permettere allo stesso di regolare le sue strategie emotive e cognitive durante la prestazione per migliorare raggiungimento di più alti livelli di rendimento.