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ELENCO DEI DISTURBI D’ANSIA

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ELENCO DEI DISTURBI D’ANSIA

La diagnosi di un disturbo d’ansia avviene identificando i seguenti sintomi: preoccupazioni eccessive e attesa apprensiva, da almeno sei mesi, di difficile controllabilità, alterazioni non dovute a una condizione medica generale né a effetti fisiologici diretti di una sostanza, compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo e relazionale, irrequietezza, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi, tensioni muscolari, alterazioni del sonno. Il DSM IV propone sei categorie principali di disturbi d’ansia: Disturbo d’ansia generalizzato (DAG),  Disturbo di panico con agorafobia, Disturbo di panico senza agorafobia, Fobia specifica (FSp), Fobia sociale (FS), Disturbo ossessivo- compulsivo, Disturbo post-traumatico da stress (DPTS), Disturbo acuto da stress (DAS); esistono altre categorie d’ansia, che però è indotta o dall’uso di sostanze o da una condizione medica generale. Vi sono casi in cui l’ansia è presente ed è patologica, però non sono soddisfatti i criteri per classificarla o l’intensità dei sintomi è minore. Accade di frequente che un persona che soffre di un disturbo d’ansia manifesti anche sintomi considerati parte di un altro disturbo d’ansia; in questo caso si parla di comorbilità.

Il Disturbo d’ansia generalizzato (DAG)

Si caratterizza come connotato da ansia e preoccupazione eccessive, manifestazioni che si verificano per la maggior parte del giorno per almeno 6 mesi, e, sebbene il soggetto sia consapevole della natura irrazionale e illogica delle sue paure, non riesce a liberarsene o a controllarle; le apprensioni e la sofferenza sono pervasivi e costanti, presenti nella maggior parte delle aree della vita dell’individuo.

Il Disturbo di panico

E’ definito come un periodo preciso di paura o disagio intensi, durante il quale quattro o più dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente, ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti: palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia, sudorazione, tremori fini o a grandi scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento; de realizzazione ( sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi), paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio), brividi o vampate di calore.

Il Panico può avvenire con o senza Agorafobia

Ossia l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto nel caso di un attacco di panico; le situazioni sono evitate o sopportate con forte disagio o con la necessità di avere qualcuno vicino di fiducia. Galimberti la definisce come “fobia degli spazi aperti, l’ansia che insorge quando si tratta di uscire di casa da soli, può essere lieve ο giungere a vere e proprie crisi di panico che possono portare a svenimenti, sensazioni di vertigine e talvolta anche a una perdita del controllo sfinterico. Questi sintomi si riducono ο addirittura scompaiono quando si è accompagnati da una persona di fiducia nei cui confronti l’agorafobo nutre sentimenti ambivalenti”. Egli rileva che è una condizione più frequente nelle donne che negli uomini, l’insorgenza avviene circa tra i 15 e i 35 anni, tende a peggiorare durante i periodi di depressione e ad attenuarsi in età avanzata, anche se la tendenza alla cronicizzazione è frequente. Un contributo affascinante è quello dello psicoanalista austriaco Sigmund Freud, secondo il quale l’agorafobia nasconde fantasie connesse all’esibizionismo ο al desiderio di concedersi sessualmente che insorgono più facilmente quando ci si trova all’aperto dove la presenza degli altri sollecita questi desideri inconsci.

La Fobia Specifica

Consiste nella paura marcata e persistente, eccessiva o irragionevole, provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazione specifici (ad esempio l’altezza, volare, gli animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue); l’esposizione allo stimolo fobico quasi invariabilmente provoca una risposta ansiosa immediata: il bambino, per esempio, può esprimerla piangendo, con scoppi d’ira, con l’irrigidimento o con l’aggrapparsi a qualcuno. Differenza della fobia specifica, la fobia sociale non ha un oggetto altrettanto particolare, ma tratterò questo particolare disturbo nel successivo capitolo. LEGGI: LA FOBIA SOCIALE: IL GIUDIZIO ALTRUI

Il Disturbo Ossessivo- Compulsivo (DOC)

Ha un’incidenza psichiatrica del 5%, è distribuito in maniera eguale in entrambi i sessi, la cui età media si colloca tra i 22 e i 35 anni: DOC è caratterizzato da sintomi ossessivi e/o compulsivi che siano fonte di marcata sofferenza per il paziente, comportino spreco di tempo (più di un’ora al giorno) e interferiscano con le normali attività quotidiane. Il disturbo è diagnosticato come tale solo se compromette il normale ritmo delle attività quotidiane e il funzionamento sociale e lavorativo del soggetto, e se non dipende da altri disturbi d’ansia o da condizioni mediche generali. Possiamo definire le ossessioni come pensieri, dubbi, immagini o impulsi ricorrenti e persistenti che affliggono l’individuo e che da questo vengono percepite come invasive, intrusive e inappropriate (o comunque fastidiose) e che provocano una marcata sofferenza, poiché l’individuo si rende conto che i pensieri, le immagini o gli impulsi sono frutto della propria mente: ciò distingue il DOC dalla schizofrenia, per cui le ossessioni sono ritenute reali. L’individuo tenta inutilmente di ignorare o sopprimere tali pensieri, immagini o impulsi, o di neutralizzarli, altrettanto inutilmente, con altri pensieri e comportamenti: le compulsioni, comportamenti o azioni mentali ripetitivi che l’individuo si sente obbligato a eseguire, come una sorta di rituale stereotipato (che può servire a “riparare” un “danno” oppure a diminuire l’ansia causata da un pensiero), per difendersi da una certa ossessione. Le compulsioni possono riguardare diverse tematiche come la contaminazione, il perfezionismo, l’ordine, il controllo.

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS)

E’ una condizione psicopatologica molto grave, nella quale la persona è stata esposta ad un evento traumatico implicante morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri;la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore (nei bambini ciò potrebbe essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato). L’evento “traumatico” viene rivissuto continuamente dall’individuo, mediante ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento (nei bambini possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile); il soggetto si sente come se dovesse rivivere costantemente l’esperienza, ha illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback: prova un disagio particolarmente intenso, perciò evita sistematicamente gli stimoli associati con il trauma, si sforza di evitare pensieri, sensazioni, attività, luoghi, persone. L’individuo è incapace di ricordare determinati aspetti importanti del trauma, meno interessato ad attività significative, l’affettività stessa è ridotta, diminuiscono le prospettive future ed è presente un continuo stato di vigilanza. I pazienti con PTSD sono classificati in tre categorie: primari, le vittime che hanno subito personalmente l’evento traumatico, secondari, i testimoni diretti dell’evento, o i parenti delle vittime primarie (ad esempio, nel caso di un lutto) e terziari, il personale di soccorso (volontario o professionale) che si trova ad operare con le vittime primarie o secondarie; in alcuni casi, la persona colpita cerca “sollievo” (spesso peggiorando la situazione) con abusi di alcool, droga, farmaci e/o psicofarmaci.

Il Disturbo Acuto da Stress (DAS)

Sindrome clinica acuta che, in alcuni casi, può conseguire a breve termine all’esposizione o al coinvolgimento in eventi “estremi”: traumi, catastrofi, incidenti o atti di violenza; a differenza del PTDS, l’ASD si può instaurare rapidamente, dopo circa 48 ore dall’evento, e può durare – secondo l’attuale classificazione nosografica del DSM – da due giorni ad un mese. È importante comunque notare come la maggior parte delle persone, anche se vive eventi potenzialmente traumatici, subisca solo delle reazioni emotive transitorie (le cosiddette “reazioni normali ad eventi anormali”) che, seppur emotivamente difficili e dolorose, raramente si trasformano in un vero e proprio ASD/PTSD strutturato. Così come il PTSD, l’ASD non colpisce le persone più “deboli” o “fragili”: spesso persone apparentemente “fragili” riescono ad attraversare senza conseguenze eventi traumatici abbastanza importanti, mentre persone “solide” si trovano in difficoltà dopo eventi di moderata rilevanza ma che hanno un significato personale o simbolico particolarmente difficile da elaborare.  Una varietà di condizioni mediche generali può causare sintomi di ansia, tra cui condizioni endocrine ( per esempio, iper e ipotiroidismo, feocromocitoma, ipoglicemia, ipercorticosurrenalismo), condizioni cardiovascolari (scompenso cardiaco congestizio, embolia polmonare, aritmia), condizioni respiratorie (malattie polmonari ostruttive croniche, polmonite, iperventilazione), condizioni metaboliche (deficienza di vitamina B12, porfiria) e condizioni neurologiche (neoplasie, disfunzioni vestibolari, encefalite).

 

A cura del Dott. Massimiliano Stocchi