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COME AFFRONTARE EVENTI STRESSANTI CON L’UMORISMO

STRESS E UMORISMO

COME AFFRONTARE EVENTI STRESSANTI CON L’UMORISMO

GLI EFFETTI DELL’UMORISMO SULLA SALUTE

QUINTO CAPITOLO 

COME AFFRONTARE EVENTI STRESSANTI CON L’UMORISMO 

Alcuni autori (Janis, 1958; Lazarus, 1966; Kobasa, 1979) hanno dimostrato l’importante ruolo dei fattori cognitivi e di personalità collegati allo stress.

Numerose ricerche hanno iniziato ad esaminare alcune variabili che sono state ipotizzate esercitare effetti di moderazione. Per esempio, il ruolo del locus of control (Johnson e Sarason, 1978; Lefcourt, Miller, Ware, Sherk, 1981), la ricerca di sensazioni (Johnson, Sarason, Siegel, 1979; Smith, Johnson, Sarason, 1978), l’alienazione (Kobasa, 1979), il supporto sociale (Medalie e Goldbourt, 1976; Nuckolls, Cassel, Kaplan, 1972; Sandler e Lakey, 1982).

Diversi studi hanno messo in evidenza come l’humor possa condurre ad una riduzione della tensione ed ad una reinterpretazione o ristrutturazione degli eventi stressanti, ciò riflette bene gli obiettivi di molti corsi di gestione dello stress, ed in particolare di quelli cognitivo-comportamentali (Moran, 1996).

Molti autori sostengono che anche quando non viene implementato come terapia, il senso dell’umorismo sembra mitigare gli effetti dello stress (Lefcourt, Davidson-Katz & Kueneman, 1990; Abel, 1998;  Lefcourt, 2003)).

La riduzione della tensione si manifesta come un effetto di rebound conseguente all’aumento di arousal che accompagna la maggior parte delle manifestazioni di umorismo, come durante il racconto di una barzelletta. La reinterpretazione della situazione si produce come risultato di un incongruità interna allo stimolo umoristico. L’incongruità si riferisce all’associazione inaspettata di due contesti o circostanze normalmente non correlati, o perfino conflittuali. Koestler (1964) si riferiva a ciò con il termine “bisociazione”, e come ad una caratteristica fondamentale dell’umorismo. Anche se ci si potrebbe aspettare che l’incongruità aumenti lo stress, nel contesto dell’umorismo questa si aggiunge al divertimento.

Nerhardt (1970) ha dimostrato come sia possibile aumentare la proporzione di persone che ridono in una situazione semplicemente introducendo o aumentando il vissuto di incoerenza.

Focalizzando l’attenzione sui fattori psicologici che favoriscono una tipologia di personalità resistente allo stress acuto e cronico, Bonaiuto e Bartoli (1997) hanno individuato variabili di rilievo di cui si è accertata la collateralità o l’influenza rispetto alla sensibilità o resistenza a condizioni stressanti, e tra questi viene incluso l’umorismo. Gli autori intendono per sensibilità allo stress la facilità con cui l’esposizione di una persona a condizioni conflittuali determina quegli effetti più o meno intensi che caratterizzano la risposta aspecifica o specifica di stress . Mentre per resistenza allo stress si riferiscono alla situazione in cui tali effetti vengono ostacolati, inibiti, controbilanciati, e lo stress decorre senza riverberi di qualche rilievo (Bonaiuto, Bartoli, 1997).

In particolare, ne sono stati individuati quattro:

  • Forza dell’Io
  • Hardines
  • Humour
  • Ottimismo

Secondo gli autori,  l’umorismo svolge il ruolo di ‘moderatore’ dello stress, in quanto meccanismo difensivo che nella pronta ed intuitiva percezione dei paradossi che la realtà (anche quella del trauma) propone, riesce a far ottenere quel distacco emotivo finalizzato al superamento della crisi.

Numerosi autori, evidenziano, invece, come l’umorismo svolga la sua funzione di moderatore dello stress, principalmente perché permette di valutare cognitivamente l’evento di stress come un “cambiamento” più che come una “minaccia” (Nezu, Nezu & Blissett, 1988). In accordo con quanto sostenuto da Lazarus (1966) che aveva proposto nei confronti degli eventi che si incontrano nel corso della vita il concetto di appraisal, “apprezzamento soggettivo dell’evento” (Solano, 2001).

Che l’umorismo possa ridurre l’impatto della sintomatologia da distress e possa facilitare la reinterpretazione di una data situazione od evento è ben illustrato nello studio classico di Martin & Lefcourt (1983). Gli autori hanno riferito sulla procedura e i risultati di tre differenti indagini “sul campo”, condotti su studenti universitari.

L’ipotesi di partenza era che il senso dell’umorismo avesse un effetto “buffer” sull’impatto di eventi stressanti di vita. In tutti e tre gli studi, è stata usata una checklist da  eventi di vita negativi, utilizzata come indicatore del livello di stress di vita del soggetto e il Profile of Mood States (POMS; McNair, Lorr, Droppleman, 1971) per misurare l’umore del momento (tensione, depressione, rabbia, stanchezza e confusione). Sono state, inoltre, utilizzate due diverse misure del senso dell’umorismo:

  • il Situational Humor Response Questionnaire (SHRQ; Martin & Lefcourt, 1981), che misura il senso dello humour, come capacità di rispondere in modo umoristico agli eventi di vita
  • il Sense of Humour Questionnaire (SHQ; Svebak, 1974), che misura il senso dell’humour secondo tre diverse sottoscale, di cui solo due sono state considerate: la capacità di riconoscere stimoli umoristici (MP) e la capacità di giudicare livelli di humour nelle situazioni (LP).

Più specificatamente, nel primo studio, condotto su 72 studenti universitari, sono state utilizzate sia le misure suddette e sia il Coping Humor Scale, scala Likert a 4 punti appositamente costruita dagli autori per valutare quando le persone utilizzano lo humour come coping per lo stress. Nel secondo, in un campione di 62 giovani universitari è stata valutata l’abilità a produrre humour attraverso la tecnica di Turner (1980), che consiste nel fare inventare una breve storia divertente a partire da tre diversi oggetti dati ai soggetti; secondo un’analisi del racconto prodotto vengono attributi dei punteggi relativi alla avvenuta produzione di humour. Infine, nel terzo studio, a 25 universitari invitati a vedere filmati considerati piuttosto stressanti veniva chiesto di inventare una storia breve e divertente a partire dalle scene viste. Successivamente alla visione del film ai soggetti veniva chiesto se in determinate situazioni, simili a quelle del film, il soggetto utilizzava oppure no il senso dell’humour. La storia prodotta a partire dalle scene del film sarebbe stata valutata secondo i criteri della tecnica di Turner (1980) con l’obiettivo di valutare se i soggetti che erano capaci di creare monologhi umoristici mentre vedevano il film usavano di più il senso dell’humour nella vita reale in situazioni stressanti. Complessivamente, i risultati hanno mostrato che i soggetti con punteggi alti nelle scale di misurazione dell’humour hanno un più bassa relazione con eventi negativi di vita e disturbi dell’umore rispetto a quelli che hanno riportato punteggi bassi. In particolare, nel caso dell’utilizzo dello humour come strategia di coping, è stato evidenziato nel terzo studio che i soggetti con alti valori nella produzione di racconti umoristici riportavano anche un maggiore utilizzo dell’humour nella vita di tutti i giorni.

A partire dallo studio degli autori canadesi (Martin & Lefcourt 1983), diversi sono in letteratura i contributi sulla capacità dell’umorismo di svolgere un ruolo di moderatore dello stress (Nezu, Nezu & Blissett, 1988; Ruch, 1992; Ruch, Stevens, 1995).

In particolare, Nezu, Nezu & Blissett (1988) hanno condotto uno studio longitudinale su un campione di 87 studenti universitari per valutare gli effetti del senso dell’umorismo sulla sintomatologia psicologica generata da eventi di vita stressanti. Ai soggetti sono stati somministrati in due diversi periodi di vita, a distanza di due mesi, due scale di misurazione del humour (Coping Humor Scale e il Situational Humor Response Questionnaire), lo STAI (State Trait Anxiety Inventory, per misurare la sintomatologia ansiosa, e il BDI (Beck Depression Inventory) per quella depressiva, oltre al Life Experiences Survey (LES) per gli eventi di vita stressanti incontrati nell’arco di due anni passati. A conferma di quanto mostrato nello studio classico di Martin & Lefcourt (1983) il senso dell’umorismo è risultato essere un moderatore dei sintomi da distress, ma solo di quelli di tipo depressivo. Secondo gli autori tali risultati evidenziano quanto sia complessa la relazione esistente tra humour e distress e quanto l’ipotesi dello humour come “buffer” degli eventi negativi di vita sia suscettibile di ulteriori ricerche.

L’umorismo è una delle strategie di coping individuali e di gruppo che hanno ricevuto maggiore attenzione come possibile contributo positivo all’adattamento individuale (Rim, 1988; Overholser, 1992; Abel, 2002).

Alcuni autori (Nezu, Nezu, & Blisett, 1989; Thorson, Powell, 1993) hanno avanzato l’ipotesi che le persone che utilizzano il  senso dell’umorismo per fronteggiare gli eventi di vita stressanti, abbiano particolari caratteristiche di personalità come senso di padronanza degli eventi (locus of control) e capacità di esercitare un controllo sugli eventi di vita (self-efficacy). L’umorismo funzionerebbe come una strategia cognitiva di valutazione positiva degli eventi di vita stressanti, tesa a minimizzare gli aspetti negativi, e sia come strategia di coping per fronteggiare le conseguenze di tali eventi.

I benefici dell’umorismo risulterebbero da cambiamenti di tipo cognitivo, a loro volta capaci di generare cambiamenti di tipo affettivo (umore positivo).

In particolare, in circostanze più estreme, l’umorismo può essere usato per proteggere il Sé distanziando l’individuo dallo stressor (Dixon, 1980). Ad esempio, nel contesto del soccorso le circostanze possono essere orribili o tristi, particolarmente sullo scenario dell’evento, e quindi la ristrutturazione può non essere rilevante come il distanziamento. Come si può dedurre dal lavoro di Moran e Massam (1997) lo humour costituisce un’importante risorsa sia per le vittime del trauma che, e forse ancora di più, per le squadre di soccorritori (medici, infermieri, vigili del fuoco ecc.) che per professione sono sottoposti continuamente a situazioni estreme.

Una raccolta di situazioni divertenti in un reparto ospedaliero di pronto soccorso (Nelson, 1992) mostra come l’umorismo aiuti a ridurre lo stress dell’addestramento medico e del lavoro nel reparto.

Overholser (1992) ha rilevato che gli studenti che avevano riferito di usare l’umorismo per affrontare lo stress erano anche meno depressi, meno solitari e riportavano più alti livelli di autostima. Molti degli studi riguardanti i benefici psicologici e fisiologici dell’umorismo sono basati in un contesto universitario, questo è un limite rilevato da diversi autori per la generalizzazione dei risultati  di molti studi (Martin & Lefcourt 1983; Nezu, Nezu & Blissett, 1988).

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