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La pratica del Training Autogeno può avere affetti negativi?

La pratica del Training Autogeno può avere affetti negativi?

La pratica del Training Autogeno (T.A.), sebbene sia generalmente considerata sicura e benefica, può presentare alcuni effetti negativi o difficoltà che è importante conoscere. Questi effetti non sono necessariamente dannosi, ma possono rappresentare degli ostacoli o delle reazioni inattese durante il percorso di apprendimento del metodo. Ecco alcuni aspetti rilevanti:

  • Difficoltà iniziali di concentrazione e rilassamento: All’inizio, alcuni soggetti possono trovare difficile concentrarsi passivamente e abbandonare lo sforzo attivo di “volere” rilassarsi, il che può paradossalmente portare a una maggiore tensione. Questo può accadere quando si cerca attivamente di non pensare, producendo l’effetto opposto.
  • Reazioni emotive inaspettate: Durante gli esercizi, possono emergere emozioni inattese o spiacevoli, come paura o ansia, in particolare durante la sensazione di “svuotamento vitale”. Queste reazioni possono essere più frequenti all’inizio del percorso e possono essere gestite con una maggiore comprensione e guida.
  • Resistenza al metodo: Alcune persone possono sviluppare dubbi sull’autenticità delle esperienze vissute durante il T.A., ritenendole frutto dell’immaginazione piuttosto che “reali”. Altri possono considerarsi incapaci di realizzare tali esperienze, percependosi troppo “nervosi” o “positivi” per concentrarsi a sufficienza. Queste resistenze possono derivare da pregiudizi razionali o da resistenze inconsapevoli.
  • Effetti collaterali fisici: In alcuni casi, possono verificarsi disturbi vasomotori come variazioni della temperatura corporea, sudorazione, o sensazioni di formicolio. Alcuni soggetti possono sperimentare un aumento di volume del braccio durante l’esercizio. Inoltre, durante l’esercizio del respiro, nei tipi motori, si possono verificare interferenze con il ritmo cardiaco.
  • Difficoltà con gli esercizi specifici:
    • Pesantezza: Può accadere che la sensazione di pesantezza non si manifesti, o che la distensione muscolare non sia accompagnata dalla percezione soggettiva di pesantezza. In rari casi, la sensazione di pesantezza si generalizza a tutto il corpo, accompagnandosi a sonnolenza, il che ostacola il proseguimento dell’esercizio.
    • Calore: Alcune persone trovano difficile visualizzare e percepire la sensazione di calore, specialmente i soggetti astenici vasospastici. Un’iperemia passiva non sempre si realizza o, quando accade, è di scarsa entità, per cui il soggetto non riesce a percepirla positivamente.
    • Fresco alla fronte: L’applicazione inadeguata del “fresco alla fronte” può portare a cefalee o sensazioni sgradevoli. È importante che la sensazione venga “da sé” piuttosto che essere forzata. Formulazioni troppo intense, come immaginare la fronte a contatto con neve o ghiaccio, sono da evitare.
    • Plesso solare: L’esercizio del calore al plesso solare può creare difficoltà in soggetti con specifiche anormalità psichiche o somatiche.
  • Insonnia: La pratica del T.A. serale, nel tentativo di rilassarsi prima di dormire, può paradossalmente impedire l’addormentamento, specialmente durante le prime fasi di apprendimento. Questo può accadere perché la concentrazione cosciente sul corpo nell’attesa dei segni della commutazione autogena può interferire con il processo naturale del sonno.
  • Disturbi della regolazione vasomotoria: Disturbi nella regolazione vasomotoria possono manifestarsi durante l’esercizio della pesantezza e possono essere correlati a particolari situazioni emotive.
  • Alterazione delle formulazioni: Alcuni soggetti possono involontariamente alterare le formulazioni mentali durante gli esercizi, perdendo il loro significato e contenuto, il che può essere un’espressione di opposizione inconscia o un semplice slittamento dalle formule specifiche.
  • Uso improprio del metodo: Il T.A. se impostato in modo inopportuno può favorire un comportamento autistico. Alcuni soggetti possono interpretare il metodo come un mezzo per sfuggire alla realtà o per negare le proprie problematiche, invece di affrontarle.
  • Reazioni psicologiche negative: In persone con disturbi ossessivi, le realizzazioni richieste dal T.A. possono essere falsate in senso nevrotico. Ad esempio, nonostante un risultato positivo, questi soggetti possono non riconoscerlo o interpretare le sensazioni in modo distorto, a volte trasferendo la sensazione positiva al lato opposto del corpo.
  • Influenza di sostanze: Farmaci stimolanti l’attività corticale, come té, caffè o alcool, possono rendere difficile il raggiungimento della calma e della distensione.
  • Controindicazioni: Il T.A. è assolutamente sconsigliato in casi di grave disturbo psichico in stato di scompenso o di ritardo mentale, e per patologie mediche molto serie, come l’infarto del miocardio o l’ipertensione grave su base organica. In caso di trauma cranico si deve evitare l’esercizio della fronte.
  • Limitazioni: Il T.A. può non essere sufficiente per risolvere disturbi profondi della personalità o per eliminare completamente fonti di dolore, anche se aiuta a contenerli e percepirli meno intensamente.

È importante sottolineare che molte di queste difficoltà sono transitorie e possono essere superate con una pratica costante e guidata. Un’adeguata supervisione da parte di un operatore esperto è fondamentale per adattare la pratica alle esigenze individuali, correggere eventuali errori e garantire che il T.A. sia utilizzato in modo sicuro e efficace.